Yin, Yian, Azadi, ora e sempre Resistenza
Abbiamo deciso di fare tappa oggi in questi giardini perché nel dicembre 2020 il Comune di Torino, stimolato dall'attivazione dei Comitati torinesi in sostegno alla rivoluzione confederale della Siria del Nord, ha deliberato di intitolare questo spazio "alle martiri della lotta contro l'Isis e alle vittime dei fondamentalismi". È il primo luogo in Europa a fregiarsi di questo tipo di intitolazione e siamo felici di sapere che uno spazio così verde e bello, già apprezzato e attraversato dalle persone del nostro quartiere, sarà arricchito dal ricordo di tutte coloro che sono diventate martiri nella lotta contro la cultura oscurantista e patriarcale espressa dall'Isis e dal fondamentalismo islamista. L'attivazione torinese in sostegno all'esperimento rivoluzionario del Rojava e della sua lotta di resistenza si era rinvigorita nell'autunno del 2019 quando l'invasione turca di quei territori, avvenuta nel disimpegno complice delle potenze occidentali, aveva minacciato i risultati della rivoluzione e aveva svelato allo stesso tempo il groviglio di interessi economici e di ipocrisie che giustifica e avvolge imperturbabile le tragedie del nostro tempo. Assistiamo nelle ultime settimane all'ennesimo attacco all'esperienza del confederalismo democratico e dell'esperienza rivoluzionaria nella Siria del Nord.
Vogliamo celebrare oggi, 25 aprile, questa esperienza rivoluzionaria perché il carattere della sua origine risiede in una lotta di resistenza: resistenza contro gli stati-nazione (gli stessi stati nazione che oggi si fanno la guerra a danno dei popoli) e resistenza contro le armate reazionarie del fondamentalismo islamista. La rivoluzione del Rojava prende piede in nome dell'autodifesa, della presa in carico popolare e dal basso dell'autodifesa della comunità, della presa in carico da parte delle donne dell'autodifesa delle donne. L'esperienza della Resistenza Italiana e quella del Rojava si connettono al fondo dello stesso orizzonte: quello che afferma che a ciascuno e ciascuna di noi è dovuto svolgere un ruolo di difesa e di protezione della comunità, a garanzia della nostra personale libertà. Il Rojava ci ammonisce a prendere più sul serio questa data, a nutrirla con nuovo senso: è oggi che dobbiamo avere il coraggio di prendere posizione per la Resistenza. Le lotte di Black Lives Matter ci hanno insegnato negli ultimi anni a fare più attenzione alla memoria tramandata dallo spazio urbano: memoria che testimonia il patrimonio genetico di una coscienza nazionale. L'importanza di questa intitolazione ci invita a prendere più sul serio lo spazio urbano che attraversiamo e lo scrigno di significati che reca con sé. È data a noi e solo a noi la responsabilità di testimoniare le sconfitte, i crimini, le lotte e le vittorie che hanno costellato in maniera diversa la nostra storia. Insieme alle iscrizioni dedicate a figure che hanno animato l'antifascismo, la resistenza e la lotta delle e degli oppressi, questa iscrizione contenderà lo spazio urbano e i messaggi che porta con le troppe iscrizioni ancora presenti che celebrano figure di regime, imprese coloniali o valori di una cultura di violenze e di sopraffazione prossima a morire. Testimonierà, testimoniando l'esperienza che celebra, i valori intramontabili del femminismo, dell'ecologia, della democrazia, della libertà e del socialismo. Lo spirito che ha attraversato la Resistenza dal 1943 al 1945 non ha mai cessato di soffiare, ha preso nuove forme, si incarna in altri luoghi. È questo il ponte che collega le due esperienze di lotta che stiamo ora celebrando.
Le partigiane e i partigiani che hanno lottato condividono con Lorenzo Orsetti lo stesso posto nel cuore di chi ammira qualunque persona sia disposta a sacrificare se stessa, pueché non siano altre persone, in futuro, a doverlo fare. Torino, città della Resistenza, ha contribuito con cinque sue cittadine e cittadini allo sforzo internazionalista a supporto delle lotte di resistenza e della costruzione di una società diversa in Rojava. La sua Procura, decretando una sorveglianza speciale di due anni per una di loro e non riconoscendo il prestigio del'esperienza a cui Eddi aveva partecipato, ha scelto la posizione da prendere in merito. La resistenza non è un'urna da onorare, consegnata al passato, ma un deposito di valori che ci ammonisce ancora oggi a prendere posizione in favore delle esperienze che la ravvivano, senza possibilità di mediazione.
"Tutte vere, tutte libere", le combattenti e le donne del Rojava lottano e hanno lottato per esserlo. Ravvivano e concretizzano questa ricorrenza, ci ricordano quanto vicina sia quell'esperienza storica determinante.
Oggi in questo luogo vogliamo gridare "Ora e sempre Resistenza" e lo slogan della rivoluzione confederale "Yin, Yian, Azadi" ("Vita, donna, libertà") come se fossero due varianti della stessa frase, della stessa forza che ha permesso alle combattenti e ai combattenti per la libertà di ieri e di oggi di scegliere, allora come oggi, di prendere posizione dalla parte giusta.