Verso il 25 novembre

Ei tu sorellu, compagnu, amicu, come stai?
Quante volte avresti voluto ascoltare questa domanda piuttosto che sentirti urlare per strada, “ciao, sei bellissima” o peggio..
Guardati intorno, immaginati nello spazio, quale parte occupi? A chi sei vicinu?
E tu uomo cis etero, dove sei?
Vorrei dirti che mi fa schifo ricevere una spallata in festa da te, con il tuo corpo ingombrante, imponente, mi fai male. Ne sei consapevole? Il corpo, i suoi gesti e le sue movenze non sono mai neutre, hanno dei significati politici, hanno dei codici, veicolano messaggi, anche sottilissimi: quanto spazio stai occupando? Quello spazio è mio? E se ne volessi un po’ anch’io? Sei dovunque. Sei uno stronzo o fai finta di essere decostruito, in entrambi i casi ne parli di continuo, non stai mai zitto. Ma se io non urlassi, tu saresti in grado di ascoltarmi?
Mettiamo in discussione il patriarcato perché ne va della nostra vita e noi non vogliamo solo essere vivu, ma vogliamo anche una vita bella.
Tu mettendo in discussione il privilegio e la violenza di genere che te lo fornisce, saresti disposto a perdere il tuo schema sociale? A far crollare l’abuso di potere strutturale, che ti conferisce i tuoi infimi privilegi, che si cibano dei nostri corpi e delle nostre menti. E allora ti chiediamo, chi sei?
Chi sei senza questo sistema soffocante che ti innalza e ti rende stupido e inconsapevole, privo di domande a cui ti vergogneresti in ogni caso di rispondere?
Chi sei senza questo sistema eteronormativo che non permette l’autodeterminazione dellu singolu, che non permette l’aborto, che ridicolizza i corpi non cis etero?
Chi sei senza questo sistema razzista, che opprime, uccide, invisibilizza lo sfruttamento e che giustifica lo stupratore?
Quanti dei tuoi amici sono molestatori contro cui non ti sei schierato? Quante volte la violenza per te è stata gossip e non rabbia? Quante situazioni hai fatto finta di non vedere perché complesse? Quante volte sei stato tu invece quello che ci saremmo dovute venire a prendere?
Senza le oppressioni che riproduci non sai più parlare o comportarti, e allora faremo altrimenti, faremo a meno di te. La violenza maschile di genere non è un problema delle persone non maschie cis con cui empatizzare, ma è un problema degli uomini etero cis, che gli uomini etero cis devono risolvere, e allora a che punto siete? Muovetevi.
Sorellu, compagnu, amicu, come stai? Guarda quante siamo, te lo aspettavi che non essere da sola non sarebbe stato solo uno slogan? Te lo aspettavi che avresti trovato sorellanza nella collettività?
Sorellu, compagnu, amicu, le mani degli oppressori sono sporche, non devi lavargliele sempre tu, che se lo lavino anche da soli! Se non sentono puzza di sporco, è perché gli piace, glielo faremo andare di traverso.
Sorellu, compagnu, amicu, non so quando finiremo di distruggere effettivamente tutto, non so quando davvero saremo l’ultima, ma so che lo faremo insieme, so che non staremo fermu, so che lu compagnu agiscono, so che le assemblee non miste intervengono, so che non sono mai davvero solo me stessa, ma sono anche te, sono quellu che verranno dopo e che ci sono statu prima, so che il transfemminismo ci trascende, so che a proteggerci ci sono lu cumpagnu.
Sorellu, compagnu, amicu, siamo l’eco infinito di tutti i no che abbiamo pagato con una sberla, allora una mano io, una mano tu, una mano lu altru, ti prometto che gliele ridaremo tutte indietro.
