Uragani mediterranei.

Nel siracusano e nel catanese per giorni è stata allerta rossa.

Scuole, uffici ed esercizi commerciali chiusi.

In pochi giorni sono stati registrati 265 mm di pioggia, circa un terzo delle precipitazioni complessive annue del territorio catanese.

In seguito Medicane, uragano Mediterraneo, si è abbattuto sulle coste della Sicilia occidentale, per poi spostarsi in Calabria.

Un evento atmosferico estremo, legato alla crisi climatica e in particolare all'innalzamento delle temperature marine.

Un ciclone tropicale, il primo a colpire il sud Italia, con una violenza incredibile, provocando danni nei centri urbani ma anche nelle zone rurali, in gran parte irraggiungibili e isolate già da giorni.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle comunità colpite, in cui si contano già vittime e gravi danni economici. Ma non basta.

Vanno indicate con chiarezza le responsabilità politiche dietro a questo disastro: dalle amministrazioni locali a quelle regionali e nazionali non ne possiamo più dei vostri BLAH BLAH BLAH.

La crisi climatica sta sfondando le porte di casa nostra.

Il piano economico e politico globale ricade su tuttə: il continuo innalzamento dei livelli di gas climalteranti - CO2 +149%, metano +262%, protossido di azoto +123% rispetto ai livelli pre-industriali - predispone ad un costante aumento della frequenza degli eventi metereologici estremi.

Inoltre, le crescenti emissioni di gas serra sono responsabili del rompersi di delicati equilibri ecosistemici, causano l'irreversibile scioglimento di ghiacciai perenni (sigh) e perdita di biodiversità.

A livello nazionale le scelte politiche rispecchiano le stesse delle potenze economiche globali: svendita a colossi privati del patrimonio pubblico, investimenti in industria energetica fossile e bellica, cementificazione.

Dal canto loro i governi locali e regionali sono sempre più sordi alle esigenze delle comunità e operano in continuità con interessi economici di maxi privati, intrattenendo rapporti di natura clientelare.

Iniziano a farsi sentire le promesse di investimento in energie da fonti rinnovabili, ma ahinoi sempre fatte da giganti energetici come ENI, con gestione di risorse e capitali simil mafiosa e che riproducono lo stesso modello che ci sta portando al collasso ambientale e non tengono conto degli impatti sulle comunità e sulla biodiversità.

Quest'ultima è la grande assente nel dibattito sulla gestione della crisi climatica.

La Sicilia è un chiaro esempio di questo modus operandi.

Una terra dimenticata, o meglio, ipersfruttata da secoli. Accaparramento delle terre: latifondindisti prima e gruppi societari e mafiosi poi.

Cementificazione selvaggia, impermeabilizzazione dei suoli, produzione intensiva e grandi progetti estrattivi, senza alcuna prospettiva di bonifica.

Devastazione e saccheggio, insomma.

Questi soggetti, arricchendo se stessi, impoveriscono e sfruttano sempre più il territorio e le comunità locali.

Cementificazione e sfruttamento intensivo del suolo, come in Liguria, hanno dato vita alla pericolosissima pratica del tombamento dei fiumi, ovvero la copertura dei corsi d'acqua con cemento ai fini dell'edificazione.

In Italia parliamo di circa 12mila chilometri di corsi d'acqua tombati, una bomba idrogeologica che predispone ad alluvioni, nubifragi e frane, rendendo le città ancora più vulnerabili.

È urgentemente necessario che i soldi del PNRR e dei PSR (Piani di Sviluppo Rurale) siano usati per una pianificazione territoriale che faccia i conti con eventi metereologici estremi sempre più frequenti, che miri alla messa in sicurezza dei territori, tutelando paesaggio e biodiversità.

Gli incendi di quest'estate a quanto pare non sono serviti da monito.

Gli effetti della crisi climatica toccano benessere e quotidianità di tuttə e riguardano la salute, il sostentamento economico, la casa e la sopravvivenza stessa del Pianeta così come lo conosciamo oggi.

È necessario un ripensamento radicale e complessivo del sistema economico e sociale.

Azzeramento delle emissioni attraverso una transizione energetica totale, investimenti in sanità pubblica, redistribuzione di risorse e maxicapitali, sostenibilità vera dei modelli di produzione alimentare ed industriale, piani per la tutela della biodiversità nella sua complessità e per l'intensificazione e gratuità del trasporto pubblico.

In questi giorni ci metteremo a disposizione per capire come essere di supporto ai nostri fratelli e sorelle che stanno perdendo molto, se non tutto.

La complessità dei tempi che verranno ci costringerà a lottare per la giustizia climatica, andando a insistere alle porte dei palazzi di chi è responsabile e non sta agendo, e al contempo costruire e praticare alternative possibili dal basso.

In campagna come in città, resistenza e solidarietà!