Ufficio Immigrazione - Metamorfosi

Ciao a tuttu, siamo collettivo metamorfosi e siamo anche noi qui,oggi, in questa giornata di festa e di lotta, come collettivo e come singolarità,ad attraversare queste strade non solo per ricordare lu compagnu - e le loro storie - che allora si sono battutu per la giustizia e la libertà, ma anche e soprattutto per tessere con un filo rosso la loro resistenza alla nostra, animandola e curandola con amore, dandonci il calore e la forza per continuare. 
   E lo facciamo anche fermandoci qui, davanti all'Ufficio Immigrazione della Questura di Torino, uno dei simboli dell'oppressione che le persone migranti che arrivano in Italia continuano a subire per mano dello Stato. Nessunx di noi del collettivo ha mai fatto la fila davanti a questa porta, nessunx di noi ha mai dovuto seguire attentamente la direzione di queste frecce e aspettare per ore - spesso a vuoto - incolonnatu all'interno di queste striscie bianche. Nessun di noi ha mai varcato quelle porte con la speranza che le migliaia di parole scritte da altru sugli altrettanti fogli che ci portiamo appresso per l'ennesima volta possano finalmente permetterci di ottenere un altro pezzo di carta, che ci legittimi a stare qui perché "vittime comprovate".
   Lo hanno fatto e continuano a farlo, invece,  lu nostru sorellu migrants,che ogni giorno, fuori e dentro quest'ufficio si scontrano con la ramificazione delle politiche razziste e securitarie italiane ed europee, che respingono e non accolgono, che discriminano e non includono, che dividono fra chi ha il privilegio di non mettersi in fila davanti a quella porta e chi invece è costretto a rivolgersici. 
   Dalle frontiere geopolitiche   a questo luogo, si costringono specifiche persone a richiedere la possibilità di muoversi o di fermarsi, creando una cornice razzista in cui la mobilità di alcunx  deve essere guadagnata seguendo un iter imposto e scrutinato dagli occhi di qualcuno al di sopra di te che possa darti il via. 
   Ma muoversi non è e non deve essere questo, muoversi è un diritto, muoversi è e deve essere potere; potere di fare, potere di vivere, potere inalienabile. 
   Lo stesso potere che ha permesso allu compagnu di vincere la dittatura fascista e che permette a noi oggi  di ri-attraversare queste strade liberamente.  Potere che non può sottostare a dinamiche razzializzanti che girano intorno al possesso di un documento, documento che diventa correlativo oggettivo di uno Stato eugenetico, che dichiara lo stato d'emergenza per una presunta "invasione" - più - straordinaria, uno stato d'emergenza per preservare noi cittadinu, italianu e biancu,dalla sostituzione etnica. 
   Ecco allora perché siamo qui oggi. Perché noi questa fila non la facciamo, come non abbiamo fatto la fila per salire sui treni del '40-45 né ci siamo nascostx per sfuggire ai rastrellamenti. 
   Siamo qui perché vogliamo continuare a significare queste Resistenze. Al plurale perché resistere oggi, per noi, è non perdere di vista la complessità degli assi di oppressione contemporanei che pongono ancora un confine gerarchico fra persone desiderate e persone indesiderate. Corpi conformi e corpi da aggiustare o gettare.
    Resistere per noi oggi è vedere le falle in questo sistema e vederci limpidamente sorellu e compagnu, fianco a fianco nelle lotte, per non farci dividere. Perché anche le lotte che non muoviamo direttamente noi, per difendere i nostri corpi e le nostre persone, ma a cui aderiamo,se ci è concesso. Non per odio, ma per cura reciproca e per AMORE.
   Buona resistenza a tuttu!