Tuttə Vera, tuttə Libera! 

Verso un fine settimana di lotta e resistenza ricordiamo la storia di Vera e Libera Arduino, trucidate dalle Brigate Nere il 13 marzo 1945.

Libera e Vera Arduino sono figlie di una famiglia operaia come tante nella Torino degli anni 40.

Povertà, politica e antifascismo sono il pane quotidiano della resistenza nei quartieri proletari di quegli anni.

Libera e Vera hanno forza, determinazione, voglia, dopo la liberazione, di costruire un mondo migliore: senza dittatura, senza allarmi che suonano di notte, senza oppressione dell’uomo sulla donna.

Vera ha 16 anni una ragazza adolescente, militante del Gruppo di difesa della donna a Barriera di Milano, un gruppo di azione partigiana legato al PCI e ai Giustizia e Libertà.

Libera 18 anni, con il suo nome teoricamente vietato dalle leggi fasciste del 1935, è staffetta: porta notizie dai GAP di Barriera fino alla montagna.

“La sera del 12 marzo 1945 una squadra di fascisti prelevò dalla loro casa di via Moncrivello 1, Gaspare Arduino, operaio delle Acciaierie Fiat antifascista, le sue due figlie, Libera e Vera insieme ad alcuni loro ospiti”.

Stavano facendo una riunione diranno alcuni testimoni dopo la Liberazione, già perchè alla Liberazione manca davvero poco, ma Libera e Vera non la vedranno.

“Gli uomini, prima vennero torturati poi trucidati la notte stessa nei pressi dell’abitazione, in corso Belgio angolo via Lessolo. Vera e Libera, furono trucidate nei pressi del canale della Pellerina”.

"Per il funerale delle Arduino alcune fabbriche hanno mandato delegazioni, altre durante i funerali si sono fermate".

Alla Paracchi una ragazza è salita sul tetto e ha messo la bandiera rossa. Un compagno elettricista, che era nelle SAP, aveva staccato tutti i fili d’allarme perché i fascisti non chiamassero i rinforzi.

«Gli uomini fuggano tutti perché davanti al cimitero ci sono i fascisti, ce ne sono già due camion carichi!»

”Così gli uomini si sono allontanati, davanti al cimitero siamo arrivate solo noi donne”.

Libera e vera Arduino sono state uccise, trucidate e violentate dai fascisti.

Ma la loro memoria viene infangata quotidianamente e con loro la memoria della Resistenza.

Viene infangata la loro memoria tutte le volte che la Resistenza viene ricordata come cosa da uomini.

Tutte le volte che sentiamo e diciamo che le donne vanno protette perché sono il sesso debole, tutte le volte che viene negato loro (per una pretesa di femminilità) la possibilità di agire violenza, tutte le volte che assecondiamo il dominio patriarcale per comodità, per scelta o per rassegnazione.

A Libera e a Vera, a tutte le militanti, femministe e antifasciste dimenticate dalla storiografia e dai movimenti: la vostra lotta, la nostra lotta, non è finita nel ’45, ma continua oggi insieme a noi contro ogni forma di oppressione e dominio.

Tuttə Vera, tuttə Libera!