Rettore fa rima con speculatore?
Mentre il Rettorato viene occupato per chiedere il taglio delle tasse e un semestre bonus, il Magnifico rilascia dichiarazioni urbanistiche ai giornali.
Ieri infatti si poteva leggere un'intervista al rettore Geuna, rivolta ad alcune future trasformazioni urbane.
Lo stesso rettore che si rifiuta di incontrare i proprio studenti e studentesse, di ascoltare e dare risposte sul drammatico presente di chi vive nella nostra città.
Tra vari passaggi dell'intervista emerge la non comprensione di uno dei fallimenti più eclatanti della gestione sanitaria nazionale e regionale, ovvero la medicina territoriale e di prossimità.
Si arriva quindi al Maria Adelaide, che il Magnifico vorrebbe trasformato in uno studentato per le Universiadi 2025, ovviamente senza nessuna garanzia che dopo il grande evento non possa essere privatizzato.
Si finanziano servizi con soldi pubblici e poi si privatizzano per garantire i profitti ai privati, una vecchia storia che potrebbe ripetersi per tutte le strutture indicate per le Universiadi, non ultima la ex Salvo D'Acquisto, chiusa privando l'area attorno a via Tollegno di un importante presidio scolastico pubblico.
Tornando all'intervista, il Magnifico, dopo aver ovviamente precisato di non conoscere le dinamiche del quartiere, segnala che la struttura dell'ospedale è "bellissima", ma "vecchia".
Falso, un'ala era stata ristrutturata poco prima della chiusura, 5 anni fa, inoltre secondo la Città della Salute, attuale proprietaria dell'immobile, basterebbero 7 milioni di euro per rimetterlo in funzione.
"Non conosco le dinamiche e le carenze di punti assistenziali in quella zona e non posso entrare nel merito" prosegue il Magnifico.
Basterebbe davvero poco, anche per un Rettore impegnatissimo a schivare i propri studenti. Basterebbe aprire una mappa della città e vedere il vuoto sanitario che attanaglia Torino nord (la più colpita dalla pandemia), mentre un quartiere di 90mila abitanti da cinque anni anni è privo di un presidio ospedaliero fondamentale.
Infine leggiamo: "Le richieste della cittadinanza di avere strutture sanitarie territoriali sono legittime, ma non dipende da noi, bensì dalla Regione".
Siamo di fronte all'ennesimo rimpallo tra Regione, Comune e Università di Torino.
Se anche anche solo uno di questi attori prendesse una posizione netta, o mantenesse quella che ha già espresso (come avvenuto per la Regione o il Consiglio Comunale), la destinazione d'uso dell'area rimarrebbe a servizi sanitari e si potrebbe riaprire l'ospedale.
Genua, Cirio e Appendino stanno giocando a chi rimane col cerino in mano.
L'area di Lungo Dora Firenze è una torta ghiotta, su cui incombe l'ombra lunga della speculazione. Tutti vorrebbero il Maria Adelaide ma nessuno ha il coraggio di dirlo.
Nessuno ha il coraggio di dire pubblicamente che ci vuole privare definitivamente di un ospedale pubblico, nel pieno di una pandemia mondiale, mentre il sistema sanitario è al collasso.
Geuna, Cirio e Appendino stanno giocando con la nostra salute e con le nostre vite. Glielo impediremo.
Ieri infatti si poteva leggere un'intervista al rettore Geuna, rivolta ad alcune future trasformazioni urbane.
Lo stesso rettore che si rifiuta di incontrare i proprio studenti e studentesse, di ascoltare e dare risposte sul drammatico presente di chi vive nella nostra città.
Tra vari passaggi dell'intervista emerge la non comprensione di uno dei fallimenti più eclatanti della gestione sanitaria nazionale e regionale, ovvero la medicina territoriale e di prossimità.
Si arriva quindi al Maria Adelaide, che il Magnifico vorrebbe trasformato in uno studentato per le Universiadi 2025, ovviamente senza nessuna garanzia che dopo il grande evento non possa essere privatizzato.
Si finanziano servizi con soldi pubblici e poi si privatizzano per garantire i profitti ai privati, una vecchia storia che potrebbe ripetersi per tutte le strutture indicate per le Universiadi, non ultima la ex Salvo D'Acquisto, chiusa privando l'area attorno a via Tollegno di un importante presidio scolastico pubblico.
Tornando all'intervista, il Magnifico, dopo aver ovviamente precisato di non conoscere le dinamiche del quartiere, segnala che la struttura dell'ospedale è "bellissima", ma "vecchia".
Falso, un'ala era stata ristrutturata poco prima della chiusura, 5 anni fa, inoltre secondo la Città della Salute, attuale proprietaria dell'immobile, basterebbero 7 milioni di euro per rimetterlo in funzione.
"Non conosco le dinamiche e le carenze di punti assistenziali in quella zona e non posso entrare nel merito" prosegue il Magnifico.
Basterebbe davvero poco, anche per un Rettore impegnatissimo a schivare i propri studenti. Basterebbe aprire una mappa della città e vedere il vuoto sanitario che attanaglia Torino nord (la più colpita dalla pandemia), mentre un quartiere di 90mila abitanti da cinque anni anni è privo di un presidio ospedaliero fondamentale.
Infine leggiamo: "Le richieste della cittadinanza di avere strutture sanitarie territoriali sono legittime, ma non dipende da noi, bensì dalla Regione".
Siamo di fronte all'ennesimo rimpallo tra Regione, Comune e Università di Torino.
Se anche anche solo uno di questi attori prendesse una posizione netta, o mantenesse quella che ha già espresso (come avvenuto per la Regione o il Consiglio Comunale), la destinazione d'uso dell'area rimarrebbe a servizi sanitari e si potrebbe riaprire l'ospedale.
Genua, Cirio e Appendino stanno giocando a chi rimane col cerino in mano.
L'area di Lungo Dora Firenze è una torta ghiotta, su cui incombe l'ombra lunga della speculazione. Tutti vorrebbero il Maria Adelaide ma nessuno ha il coraggio di dirlo.
Nessuno ha il coraggio di dire pubblicamente che ci vuole privare definitivamente di un ospedale pubblico, nel pieno di una pandemia mondiale, mentre il sistema sanitario è al collasso.
Geuna, Cirio e Appendino stanno giocando con la nostra salute e con le nostre vite. Glielo impediremo.