Quale futuro nei Futures?

L'attacco all'acqua della speculazione finanziaria.

In ambito finanziario, una future è “un contratto mediante il quale acquirente e venditore si impegnano a scambiarsi una determinata quantità di una certa attività finanziaria o reale a un prezzo prefissato e con liquidazione differita a una data futura”.

È una scommessa contrapposta tra venditore ed acquirente.

Io venditore mi accordo con te acquirente perché fra tre mesi, ti consegnerò dieci chili di patate per la cifra di 10 euro.

Ovviamente le cifre sono di diversi ordini di grandezza più grandi, le scommesse finanziarie si intrecciano con equilibri geopolitici ed è tutto decisamente più complicato, ma il concetto di base è questo.

Fra 3 mesi, quando effettueremo la transazione, scopriremo chi ha vinto la scommessa.

Se il prezzo di mercato di dieci chili di patate ora è di 9 euro, avrò vinto io venditore, perché grazie al contratto future, ti venderò le patate comunque a 10 euro, mentre se nel frattempo il prezzo delle patate sarà salito, per esempio a causa di una carestia, avrai vinto tu acquirente, perché tu lo pagherai comunque 10 euro.

Questo significa che venditore ed acquirente avranno interessi opposti rispetto all’andamento del mercato, e magari agiranno per condizionarlo.

In particolare l’acquirente avrà interesse a che il prezzo di un dato bene aumenti nell’intervallo di tempo che va dalla stipula del contratto all’effettiva transazione.

Naturalmente un contratto future può avere una durata di tre mesi come di 1, 10 o 50 anni, e non si svolge su transazioni di qualche chilo di patate, ma magari per migliaia di tonnellate di riserve alimentari oppure per i diritti di accesso ad una data risorsa, da cui dipende la sicurezza alimentare o energetica di intere popolazioni.

Da Dicembre 2020 sulla borsa di Chicago, si possono stipulare contratti future sui diritti di accesso all’acqua dei principali bacini idrici della California.

Il prezzo per la compravendita di questi diritti di accesso, già commercializzati da anni, è ad oggi stabilito dall’andamento di queste transazioni nei cinque giorni precedenti e viene regolato settimanalmente, questo previene ripide variazioni dei prezzi e riduce la possibilità di speculazione.

In un futuro ormai più che prossimo, a causa di cambiamenti climatici e inquinamento, l’acqua sarà una risorsa sempre più scarsa e preziosa ed il suo prezzo crescerà esponenzialmente.

Il CME (Chicago Monetary Exchange), enorme operatore finanziario nonché ideatore ed emettitore dei contratti future sull’acqua, è convinto che questi funzioneranno come regolatori del mercato, un fattore stabilizzante che garantirà l’accessibilità delle risorse idriche anche in caso di siccità e conseguente picco dei prezzi nel medio-lungo periodo.

Le Futures nascono infatti ufficialmente con lo scopo di regolatori del mercato, per stabilizzarlo e prevenire speculazioni. Nei fatti è avvenuto esattamente l’opposto: ad oggi la stragrande delle operazioni futures sono speculative.

Inoltre è possibile, ed avviene regolarmente, annullare gli impegni di acquisto o di vendita tramite compensazione, ovvero stipulando un contratto di segno opposto all'originale, “scommettendo” contro se stessi.

Difatti una piccolissima parte - meno del 2%! - dei contratti negoziati nelle Borse preposte (come cereali, carni, metalli preziosi, metalli non ferrosi, coloniali, legname, prodotti energetici, valute) vengono effettivamente consegnati.

La quasi totalità dei futures si chiudono prima della prevista scadenza, molto velocemente, appena terminato il loro ruolo speculativo.

Ovviamente per garantire i profitti dei grandi attori finanziari bisogna ritagliare nuovi margini di profitto, che di solito determinano un aumento del costo finale al consumatore, anche quando si tratta di una risorsa primaria.

Le futures sull’acqua vengono presentati come una manovra finanziaria “etica”, finalizzata a garantire l’accesso all’acqua quando (ormai non più “se”) questa scarseggerà, ma in base a cosa dovremmo pensare che queste siano immuni a questi meccanismi speculativi?

A tal proposito, sono due le domande che sembrano ovvie.

Chi può comprare queste future? Cosa succede se al momento della transazione la risorsa non è più disponibile? Se fra tre mesi i 10 chili di patate li ho mangiati tutti perché non avevo altro cibo (o altra acqua)?

Per rispondere alla prima domanda, possiamo delineare tre acquirenti principali: quelli che CME definisce candidamente agricoltori e contadini, ovvero le agroindustrie e quelle dell’allevamento, a loro volta parte di enormi corporations; le banche, i fondi d’investimento e quegli attori non interessati alla risorsa in sé quanto al suo potere speculativo; municipalità che cercano di garantirsi una tremolante sicurezza idrica per il futuro.

In questo meccanismo malato, per sua natura, e soprattutto per scala, estremamente elitario, sproporzionato ed escludente, vi sono attori che senza alcun interesse diretto, e per la possibilità stessa di specularvi sopra, acquistano diritti di accesso ad una risorsa vitale da esercitare quando questa sarà scarsa e quindi preziosa.

Dall’altro lato, abbiamo le industrie agroalimentari che così si assicurano una buona fetta di monopolio sulle risorse idriche e di conseguenza sulla produzione e sul mercato del lavoro, ricavandone un potere e profitti enormi.

D’altro canto, per immaginare cosa possa accadere nel caso in cui la risorsa non sia più disponibile alla scadenza del contratto, basta guardare al continuo scoppiare di nuovi conflitti legati alle risorse ed alle rinnovate forme che lo sfruttamento di queste assume.

Fuori dalle alte mura della Pax Occidentalis, instabilità politica ed insicurezza economica, speculazione e proxy-wars convergono con prevedibile precisione in quei territori in cui si trovano le risorse più preziose, presenti o future.

Non possiamo non vedere nelle future sull’acqua della California un banco di prova per sperimentare l’ennesimo strumento di speculazione, arricchimento, controllo e potere a favore di pochi.

Lo stesso concetto di contratto future è basato sull’incertezza e sulla speculazione.

È un gioco a somma zero, in cui se qualcuno guadagna qualcosa è perché qualcun altro l’ha perso, e maggiore è la perdita, maggiore sarà il guadagno del vincente.

Ma se la posta in gioco è una risorsa o un territorio su cui i giocatori non hanno alcun interesse, e se ciascuno gioca su decine di tavoli contemporaneamente, non sarà nessuno di loro due a perdere.