Ma quale zampino?

Ci abbiamo messo tutte e quattro le zampe!

Confessiamo: le sedie sul Lungo Dora le abbiamo messe noi, e continueremo a metterle.

Chiariamoci: le abbiamo messe noi il 25 aprile ricordando la resistenza quotidiana di chi vive lungo la Dora, e continueremo a sostenere chiunque vorrà riproporre questo tipo di azioni.

Pensiamo a chi è solidale con straccivendoli e mercatare del balon, la cui resistenza abbiamo sostenuto in passato, forse non con la giusta forza.

E le abbiamo messe il 25 aprile non perché siamo amicə della criminalità organizzata dietro lo spaccio (per quello ci si può rivolgere a Roberto Rosso), ma perché semplicemente ci fanno rabbia e sconcerto la cattiveria e l'ipocrisia che imperversano su entrambe le sponde della Dora, il nodo di potere che si è creato tra imprenditoria e politica su quell'area.

A proposito della vera e propria guerra ai poveri, che vede in UNIA-ToNite il protagonista del suo ultimo capitolo, consigliamo l'ascolto di questo podcast di Radio Blackout https://radioblackout.org/.../tonite-luci-panchine-e.../

La cattiveria e l'ipocrisia dicevamo.

La cattiveria di chi continua a imporre barriere architettoniche sostenendo che così si rimuova il "degrado", quando l'unica cosa che si rimuove è un posto dove chiunque possa sedersi, a prescindere dall'attività, a noi più o meno gradita.

A scanso di equivoci, chiunque abbia visitato Manituana sa cosa pensiamo, in quanto antiproibizionistə, dello spaccio: c'è scritto all'ingresso.

L'ipocrisia soprattutto di chi, come la consigliera Alessi di Fratelli d'Italia, non perde mai l'occasione per tentare, con questi suoi interventi, di sviare il quartiere dai suoi reali interessi politici: accelerare la vendita del Maria Adelaide per farci le Universiadi e poi uno studentato privato; favorire la nascita dello Student Hotel per attirare investimenti che porteranno a espellere la popolazione migrante dalla zona; tenere accese le braci dell'odio per quando i suoi giovani camerati vengono in quartiere a fare schifosa propaganda fascista.

Non siamo ingenuə, né vogliamo nascondere la polvere sotto al tappeto.

In quel tratto della Dora e nella parte vicina di Corso Giulio Cesare avvengono continuamente risse che certo non rendono facile a chiunque voglia attraversare lo spazio con serenità.

Questo avviene perché una serie di elementi – condizioni economiche, ma non solo – si intrecciano con l'asfalto e i palazzi della città creando una tensione che deve essere ciclicamente (quotidianamente) sprigionata allo scopo di tirare avanti, e riprodurre la propria vita.

Non c'è niente di romantico nella povertà, non intendiamo esaltare una condizione economica che si subisce, non si sceglie.

Forse se questo asfalto e questi palazzi dessero l'opportunità di vivere una vita migliore quell'isolato sarebbe diverso.

Se le case non fossero fatiscenti, se le persone avessero un reddito di base, se non ci si dovesse preoccupare di come pagare l'affitto o dei soldi per la spesa, se si avessero più aree verdi, se i mezzi di trasporto passassero più spesso e ci portassero a lavoro senza farci passare un'ora al giorno del nostro tempo sull'autobus, se se se.

Insomma, c'è un motivo per cui le donne (bianche, ma soprattutto razzializzate) non possono passeggiare tranquillamente, c'è un motivo se essere donna e attraversare il lungo Dora significa necessariamente mettere in conto delle molestie verbali.

La riqualificazione del quartiere sarebbe una prospettiva più che necessaria, se rispondesse a tutti questi problemi.

Togliere due panchine, invece, è solo un'operazione mediatica, meschina e cattiva, per fare spazio alla speculazione.

Così, tanto per dire che si è fatto qualcosa in attesa dei quattrini, mentre la vita scorre come sempre tra lavori rischiosi e/o gratuiti, i documenti negati, l'affitto per una casa che crolla a pezzi e un divario di genere enorme.

Quindi sì, le sedie questa volta le abbiamo messe noi, e la provocazione non è passata inosservata, forse perché gente come Patrizia Alessi ha in odio gli spazi sociali, ma come sempre si parla di "episodio paradossale" a sproposito.

Il vero paradosso è che esistano politici, da Deri ad Alessi, ma anche istituzioni come l'Università, la Regione, la questura e la prefettura, che concentrano i loro sforzi e le loro attività nell'escludere la povera gente dagli spazi urbani.

La metropoli è un campo di battaglia, lo è sempre stata e noi sappiamo da che parte stare.