Introduzione

Ciao a tuttx,
Grazie per essere qui oggi. è bello vedere che anche quest'anno il 25 aprile parla ancora a tante persone e che tante come noi sentono forte il bisogno di volgersi al passato per capire meglio il nostro presente, nonostante la realtà ci appaia così diversa. Cambiano i nemici e gli attori, la trama si infittisce, eppure sappiamo bene a chi ci opponiamo quando ribadiamo a gran voce che siamo antifascist. Al fascismo come fenomeno storico ci si è oppost e lo si è battuto, ma il fascismo come abito mentale e come organizzazione politica ha trovato nuove strade. Non ci accontentiamo di una democrazia formale, nella quale i rapporti di forza sono ancora a favore di un'èlite economica, che sfrutta e opprime corpi e territori in patria e all'estero. Non siamo dispost a piegarci a una narrazione per cui se sei antifascista ci si limita a sostenere a parole e ritualmente la carta costituzionale, frutto di un inevitabile compromesso. Se quel compromesso, con le sue potenzialità e le ipotesi trasformative, vogliamo difendere e se vogliamo inserirlo tra i possibili spunti per costruire un nuovo mondo ciò che occorre è coraggio, ricostruire legami comunitari forti, solidali e complici, internazionalisti, transfemministi, anticapitalisti ed ecologisti. In un mondo in fiamme ci mettiamo in ascolto delle tante storie che queste strade hanno da raccontare e cerchiamo esempi nelle voci di chi ha combattuto la Resistenza affinché non rimangano degli echi lontani. Chi ha già avuto modo di percorrere queste strade, conosce alcune delle storie che andremo a raccontare, ma come ogni anno abbiamo scelto di aggiungerne di nuove, perché ogni anno cerchiamo -e troviamo- episodi che ci interrogano sulla nostra contemporaneità. 
Anche quest'anno, quindi, partiremo dal cimitero monumentale, leggendo alcune testimonianze dei funerali di Vera e Libera Arduino, sorelle partigiane uccise dal fascismo nel marzo 1945. Partiamo da una commemorazione funebre, per celebrare l'atto collettivo di stringersi attorno a due giovani combattenti che hanno pagato con la morte la loro lotta per la giustizia e la libertà. La pedalata proseguirà di tappa in tappa, esplorando i tanti sentimenti che hanno mosso la lotta partigiana: rabbia, desiderio, coraggio, ma anche paura e dolore. Per questo continueremo verso casa di Vera, Libera e del padre Gaspare, a rintracciare quella volontà tenace di organizzarsi per mettere fine alle barbarie. Passeremo davanti all'ospizio di via Ghedini per ricordare un piccolo importante episodio di collaborazionismo e deportazione a danno di alcune anziane donne di fede ebraica. Arriveremo, poi, davanti all'Ufficio Immigrazione di corso Brescia, dove ogni giorno centinaia di persone vivono sulla loro pelle le ingiustizie e le discriminazioni di uno Stato razzista che si fa forza della burocrazia per escludere le persone migranti, condizionandone le vite e le progettualità. Vogliamo poi ricordare la storia di Marcello, giovane abitante di corso Regio Parco, partigiano che ha dovuto scegliere da che parte stare al momento in cui lo Stato che l'aveva inviato nei Balcani si è vergognosamente disgregato all'8 settembre 1943. Torneremo di nuovo a casa di Angelo perché la sua storia ci ricorda che soprattutto in un contesto di guerra civile, niente è evidente o scontato: la miseria del fascismo e della sua guerra ha come conseguenza la violenza e la distruzione di legami sociali e comunitari. Concluderemo quindi, come da "tradizione", ai giardini dedicati a martir della lotta contro l'Isis e alle vittime di tutti i fondamentalismi. Grazie all'attivazione di tant quei giardini possono ora raccontare una storia di resistenza che il Comune ancora si rifiuta di ufficializzare, non avendo ad oggi proceduto a una intitolazione formale. Infine pranzeremo assieme a Manituana, per poi spostarci assieme al parco LEA, nuova Laboratoria Ecologista Autogestita, da dove quest’anno partirà il corteo di San Paolo Antifascista!