Intervento di Last laboratorio studentesco

Oggi siamo davanti all'IPSIA Birago, per ricordare che, 78 anni fa, giovani partigiane e partigiani insorgevano per costruire un futuro diverso da quello dove avevano sempre vissuto. Come studentesse e studenti è per noi fondamentale raccogliere il loro esempio, e attualizzarlo per farci ispirare ogni giorno nelle nostre lotte. Dalle partigiane e dai partigiani impariamo che un altro mondo è possibile, che le giovani sono state e sempre saranno motore teorico e pratico del cambiamento. Impariamo a non rimanere indifferenti, e a metterci in gioco fino in fondo, che un altro mondo è possibile e che è giusto lottare per ottenerlo.

Nella nostra società tuttavia non vediamo questo esempio raccolto fino in fondo. Anzi, sempre più spesso vediamo un'accettazione sociale di fenomeni che avrebbero fatto inorridire i partigiani e le partigiane, come i fenomeni di repressione sempre più frequenti, studenti e studentesse multati, sospesi o arrestati per aver portato avanti le loro rivendicazioni, ed una narrazione che punta a demonizzare ogni forma di opposizione e di contestazione, come al liceo Einstein di Torino, dove gli attacchi contro l'occupazione sono stati ampiamente strumentalizzati anche da organizzazioni neofasciste, che non perdono occasione per portare avanti la loro narrazione di ordine e disciplina, salvo poi portare avanti intimidazioni e pestaggi davanti alle scuole, come è successo davanti al liceo Michelangiolo di Firenze.
Accettazione sociale come quella che porta avanti il ministro dell'istruzione Valditara (e il governo con  lui), che sembra più interessato a parlare di merito, umiliazione e presidi che non devono parlare di antifascismo piuttosto che a prendere posizione su un pestaggio davanti ad una scuola.

Dalle storie partigiane raccogliamo esempi e prospettive, ma a scuola raramente ci viene restituita una visione della resistenza pregna di tutti i suoi significati e sfaccettature. 
E soprattutto come giovani donne, siamo stanche di sentirci dire che non abbiamo fatto la storia. Perché la storia l’abbiamo fatta, eccome se l’abbiamo fatta. 

Noi che dopo la liberazione ci siamo dovute fare spazio da sole, perché ci veniva negato lo spazio per partecipare, come se non avessimo contributo a nulla. 
Perché è questo che a noi studentesse viene raccontato sui libri di scuola, l’ultimo anno, di corsa, in mezza pagina del libro scolastico. 
Le partigiane sono presentate come delle figure secondarie, in ambienti dove le posizioni più alte sono in mano agli uomini. Ma sappiamo che non è stato così.
In tutte le città italiane, le donne non si occupavano solo dei panni, ma imbracciavano armi, erano capi squadra e hanno diretto brigate intere. 
Se catturate, subivano torture e violenze ancora più meschine e i loro figli venivano uccisi senza rimorsi. 
Ricordiamolo per cosa siamo qui a lottare: il fascismo, ci ha negato ogni libertà, ci ha soffocato le nostre voci e siamo qui per ricordarlo a tuttə, per non dimenticarlo mai.