Niente acqua? Ce la riprendiamo!

Che succede?

Recentemente, nel corso di un intervento sulla rete idrica, lo spazio di Largo Vitale è stato privato dell’accesso all’acqua da funzionari SMAT.

Ci immaginiamo che l'operazione si inserisca in un contesto cittadino di "taglio dei rami secchi" e che vada nell'ottica dell'ottimizzazione della rete idrica.

Ma di che tipo di ottimizzazione si tratta? Manutenzione? Individuazione delle perdite o delle attività inquinanti? Ovviamente no: solo tagli e distacchi.

Non ci è stata data alcuna comunicazione, né è stato cercato alcun confronto da parte della proprietà dello stabile nel quale ci troviamo dal gennaio 2019.

È un attacco gravissimo a Manituana, e allo stesso tempo un pericoloso precedente per tutte le esperienze come la nostra.

Sia chiaro: non pensiamo che la legittimità a esistere di uno spazio liberato debba venire dai politicanti di turno.

Pensiamo, però, che politica sia la decisione di toglierci l'acqua, politiche siano la gestione dell'acqua e delle risorse primarie in città, e dunque politica sia la responsabilità di trovare delle soluzioni.

Non vogliamo e non possiamo accettare che la gestione della città sia solo una macchina burocratica che permette alle istituzioni di voltarsi dall'altra parte.

Nonostante le difficoltà, abbiamo deciso di continuare a vivere. Abbiamo cercato e trovato delle soluzioni temporanee.

Manituana è in Largo Vitale da oltre tre anni, di questi quasi due sotto pandemia.

Abbiamo resistito e rilanciato. Si sono moltiplicati i percorsi e le attività. Abbiamo ripensato la socialità e gli eventi. Largo Vitale è diventato un punto di riferimento per tantissime persone in città ed è rimasto a disposizione di chiunque ne avesse e ne avrà bisogno.

Ma non solo!

Manituana è spazio di organizzazione dei collettivi e dei gruppi che l'attraversano, spazio di confronto ed elaborazione politica, di creazione di una visione alternativa, solidale e dal basso del quartiere, della città e del mondo.

Senz'acqua, tutto questo è in pericolo.

Il contesto più ampio.

La situazione che ci riguarda si inserisce in un contesto attualissimo di scelte politiche che attaccano direttamente la gestione pubblica dei servizi e i diritti fondamentali delle persone.

La burocratizzazione crescente e la tecnicizzazione, oltre a rendere quasi impossibile un'interlocuzione diretta con chi è responsabile delle decisioni politiche, contribuiscono a creare una cortina impenetrabile e fumosa.

Tuttavia, dietro quella cortina si muovono degli interessi che il nuovo DDL Concorrenza e Mercato mette ben in evidenza: il pubblico è uno spazio ormai soggiogato dal privato, sussunto dal mercato.

Siamo di fronte all'ultimo grave attacco ai Referendum sull'Acqua Pubblica che nel 2011 sancirono una grande vittoria popolare in difesa dell'ambiente e dei beni comuni.

Come denunciano diversi comitati per l'acqua bene comune, l'art. 6 del decreto, di cui appunto si chiede lo stralcio, mette in discussione la gestione da parte del pubblico dell'acqua.

In un momento in cui la siccità non ha più nulla di episodico e di anomalo, in cui il cambiamento climatico modifica i territori e prosciuga le risorse, la direzione politica delineata da questo decreto ci pare ancora più inquietante.

L'ipotesi della gestione privata delle risorse idriche nel nostro Paese è un chiara minaccia al diritto all'acqua, diritto fondamentale degli esseri umani.

Sono il consumo da parte delle grandi imprese multinazionali, la totale inefficienza dell'agroindustria e delle monoculture, l'inquinamento delle acque in ogni angolo del globo a dover essere messi in discussione. Non l'accesso alle risorse da parte di popoli e comunità.

L'aumento vertiginoso delle bollette di gas e luce e di tutti i beni di prima necessità sono la riprova di cosa significhi lasciare che il mercato regoli la distribuzione delle risorse. Un disastro annunciato.

E ora?

Avremo modo di approfondire con numerose iniziative questi temi: tornare a ragionare insieme sull'accesso alle risorse, non per noi ma per tutte, è la priorità.

In una città soffocata dalla sete di profitto, colpita da una siccità idrica quanto sociale, abbiamo deciso di resistere, insieme, e non ci fermeremo. Pretendiamo una soluzione politica da parte di quelle istituzioni che hanno il potere di cambiare la situazione.

La controparte, quella che fino a oggi non ha neanche ritenuto di farci sapere le ragioni del suo gesto sappia che siamo prontə a tutto.

Manituana ha ora bisogno dell'aiuto e del sostegno di tutti i collettivi, spazi e realtà sorelle, di tutte le persone che in questi anni l'hanno attraversata e vissuta e resa quello che è.

Per ora, chiediamo di esprimersi diffondendo questo comunicato, mandandoci una foto, un video, un disegno, un fumetto o un contributo di solidarietà e infine portando simbolicamente dell'acqua a Manituana.

Presto novità per le prossime iniziative!

Ci hanno tolto l'acqua.
Non ci stiamo.
Ce la riprendiamo!