L'estate che verrà.

Canada, Germania, Cina, Siberia, India, Filippine, Madagascar, Uganda e ancora Sardegna, Albania, Grecia e Turchia.

Mentre le prime pagine di giornali e tv si riempiono di titoli sulle imprese sportive a Tokyo 2020, l'antico sito di Olimpia, luogo di nascita dei Giochi, è circondato dalle fiamme e "il peggio deve ancora arrivare".

In Turchia si registrano i peggiori incendi dell'ultimo decennio mentre dall'altra parte del Mediterraneo, in Sardegna, le fiamme si sono appena spente, consumando oltre 10mila ettari, per riaccendersi ora in Sicilia e Calabria.

In Siberia invece il fuoco non si è mai spento.

Dopo settimane la stima è di almeno 1 milione e mezzo di ettari di taiga andati in fumo, mentre i roghi artici assediano le torbiere di permafrost: bombe climatiche in grado di rilasciare enormi quantità di metano e CO2.

Un disastro planetario che a fatica riesce a bucare il bollettino quotidiano di disastri a noi più vicini.

Anno dopo anno le nostre estati stanno condensando in un brevissimo lasso di tempo una serie impressionante di eventi climatici fuori norma, che spesso battono i record dell'anno precedente.

Così mentre una parte del globo è sottoposta a temperature estreme e quindi a siccità e incendi, in un'altra area, magari a breve distanza, anneghiamo sotto piogge senza precedenti.

È quello che è avvenuto in Italia in queste settimane.

A Sud incendi e ondate di calore a 40 gradi, siamo alla quarta quest'estate.

A Nord precipitazioni che concentrano in poche ore la pioggia di mesi e grandinate straordinarie: le tempeste di ghiaccio nell'estate 2021 sono triplicate rispetto all'anno scorso e hanno battuto tutti i record dell’ultimo decennio, toccando le 11 al giorno.

Nella nostra città gli eventi climatici estremi non fanno nemmeno più notizia.

Ci stiamo abituando, ma non attrezzando, a precipitazioni che raccolgono in tre ore l’80% della pioggia che normalmente cade in un mese, come avvenuto la scorsa settimana per la terza volta consecutiva in poco tempo.

L'eccezionalità sta diventando normalità.

Una parte del nostro Paese si sta tropicalizzando, mentre un'altra va verso la desertificazione, e spesso questi fenomeni si sovrappongono e si intensificano a vicenda, come con le alluvioni, tratto distintivo del cambiamento climatico ed esempio della difficoltà nel produrre modelli di previsione accurati.

Oggi calcoliamo che il Riscaldamento Globale tocchi i +1.2°C, mentre le proiezioni stimano che, ad un aumento di 3°C, le aree distrutte dagli incendi nell'area mediterranea raddoppieranno.

L'aumento delle temperature medie e l'allungamento dei periodi di siccità, affiancato all'abbandono, all'impermeabilizzazione e alla cementificazione dei territori, sono una combinazione esplosiva, a cui la crescita della superficie boschiva italiana, aumentata del 20% negli ultimi trent'anni, non è riuscita a porre rimedio.

L'elevatissima crescita annuale media del patrimonio boschivo, +0,8% ogni anno, affiancata al fatto che una foresta su tre in Italia è area protetta, garantisce ad oggi un accumulo totale di oltre 4,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

Ogni anno le foreste italiane sottraggono dall'atmosfera 46 milioni di tonnellate di CO2, con la possibilità di migliorare questa capacità di immagazzinamento di quasi un terzo.

Eppure tutto questo non è sufficiente.

Le incredibili e bellissime capacità degli ecosistemi naturali di rigenerarsi e ristabilire un equilibrio, come osservato durante il primo Lockdown, non sono abbastanza davanti all'attuale impatto antropico.

L'architettura sociale, culturale ed economica va ripensata in maniera strutturale, cogliendo l'occasione per identificare e ripensare le tante ingiustizie e sofferenze su cui è basata, con creatività, rabbia e radicalità.

Smettiamo di chiamarlo maltempo, smettiamo di dire che non c'è più tempo.

Agiamo perchè l'estate che verrà sarà un'estate di lotta in difesa del Pianeta e delle nostre vite.